Questo libro segue "Amore, ecc." di cui avevo parlato qualche mese fa qui sul blog. Non mi aveva entusiasmato, eppure appena ho visto "Amore dieci anni dopo" l'ho preso immediatamente; i personaggi avevano continuato a ronzarmi in testa e, a dire il vero, non smettono di farlo nemmeno adesso.
Barnes riprende la storia esattamente da dove ci aveva lasciati. Il libro è scritto con la stessa modalità del predecessore, ci sono cioè più voci narranti che parlano direttamente al lettore. I protagonisti principali sono anche qui Gillian, Oliver e Stuart solo che sono invecchiati di 10 anni, lo stesso Barnes è invecchiato, ma è comunque riuscito a dare linearità ai personaggi, ne ha sviluppato adeguatamente le personalità.
Oliver è diventato un disadattato senza un ruolo nella società, è come se non riuscisse ad essere adulto; non ha saputo incanalare e far scendere a patti la sua personalità con il mondo esterno, manca appunto di adattamento.
Stuart è riuscito invece molto bene nella vita lavorativa rimandando socialmente una buona immagine di sé, ma a livello emotivo è rimasto bloccato.
Infine incontriamo Gillian che qui ho trovato apparentemente molto più matura, ma che risulta irritante a causa dei continui candidi tentativi di manipolazione delle vite di Oliver e Stuart. Nel dipingerla Barnes è stato davvero capace. In "Amore, ecc." e nei primi capitoli di questo libro mi aveva quasi ingannata, era riuscita a manipolare anche me. A dire il vero anche in una scena finale sono rimasta perplessa poiché non ho capito se quanto raccontato per bocca di Gillian sia davvero accaduto o se mi sono trovata di fronte al suo ennesimo tentativo di consegnarmi una realtà distorta. Di fatto Gillian riesce sempre a farla franca a discapito di tutti i personaggi i quali in qualche maniera assorbono tutto il dolore e lo manifestano in maniera differente.
I personaggi in questo secondo libro hanno davvero preso vita. Un grande merito di Barnes è quello di aver saputo rappresentare la complessità delle relazioni matrimoniali senza ipocrisia attraverso una vicenda tragicomica facendomi sorridere lasciandomi però al contempo la necessità di riflettere.
Il finale non è definitivo, anzi è molto aperto magari fra dieci anni Barnes avrà voglia di raccontarci a che punto stanno questi tre, in fondo, come ci dice Stuart, per poter scrivere davvero la parola fine le storie dovrebbero terminare solo con la morte di tutti i personaggi.
"...ma le storie non assomigliano abbastanza alla vita per i miei gusti. nei romanzi qualcuno si sposa e tutto finisce lì -be', lasciatemi dire che le cose non stanno così, e parlo per esperienza personale. Nella vita vera ogni fine è solo l'inizio di un'altra storia. Tranne quando si muore - quella sì che è una fine. Secondo me per essere davvero fedeli alla realtà i romanzi dovrebbero concludersi con la morte di tutti i personaggi; ma in quel caso non vorremmo più leggerli, dico bene?
[... ] Ma la vita non ti molla mai, non è vero? E neppure la puoi chiudere come faresti con un libro."
Barnes riprende la storia esattamente da dove ci aveva lasciati. Il libro è scritto con la stessa modalità del predecessore, ci sono cioè più voci narranti che parlano direttamente al lettore. I protagonisti principali sono anche qui Gillian, Oliver e Stuart solo che sono invecchiati di 10 anni, lo stesso Barnes è invecchiato, ma è comunque riuscito a dare linearità ai personaggi, ne ha sviluppato adeguatamente le personalità.
Oliver è diventato un disadattato senza un ruolo nella società, è come se non riuscisse ad essere adulto; non ha saputo incanalare e far scendere a patti la sua personalità con il mondo esterno, manca appunto di adattamento.
Stuart è riuscito invece molto bene nella vita lavorativa rimandando socialmente una buona immagine di sé, ma a livello emotivo è rimasto bloccato.
Infine incontriamo Gillian che qui ho trovato apparentemente molto più matura, ma che risulta irritante a causa dei continui candidi tentativi di manipolazione delle vite di Oliver e Stuart. Nel dipingerla Barnes è stato davvero capace. In "Amore, ecc." e nei primi capitoli di questo libro mi aveva quasi ingannata, era riuscita a manipolare anche me. A dire il vero anche in una scena finale sono rimasta perplessa poiché non ho capito se quanto raccontato per bocca di Gillian sia davvero accaduto o se mi sono trovata di fronte al suo ennesimo tentativo di consegnarmi una realtà distorta. Di fatto Gillian riesce sempre a farla franca a discapito di tutti i personaggi i quali in qualche maniera assorbono tutto il dolore e lo manifestano in maniera differente.
I personaggi in questo secondo libro hanno davvero preso vita. Un grande merito di Barnes è quello di aver saputo rappresentare la complessità delle relazioni matrimoniali senza ipocrisia attraverso una vicenda tragicomica facendomi sorridere lasciandomi però al contempo la necessità di riflettere.
Il finale non è definitivo, anzi è molto aperto magari fra dieci anni Barnes avrà voglia di raccontarci a che punto stanno questi tre, in fondo, come ci dice Stuart, per poter scrivere davvero la parola fine le storie dovrebbero terminare solo con la morte di tutti i personaggi.
"...ma le storie non assomigliano abbastanza alla vita per i miei gusti. nei romanzi qualcuno si sposa e tutto finisce lì -be', lasciatemi dire che le cose non stanno così, e parlo per esperienza personale. Nella vita vera ogni fine è solo l'inizio di un'altra storia. Tranne quando si muore - quella sì che è una fine. Secondo me per essere davvero fedeli alla realtà i romanzi dovrebbero concludersi con la morte di tutti i personaggi; ma in quel caso non vorremmo più leggerli, dico bene?
[... ] Ma la vita non ti molla mai, non è vero? E neppure la puoi chiudere come faresti con un libro."
"Nella vita vera ogni fine è solo l'inizio di un'altra storia. Tranne quando si muore - quella sì che è una fine". Mi piace molto questa frase...
RispondiEliminaAnche a me. Racchiude tanti significati sulla vita e anche alcuni quesiti sulla letteratura. Barnes mi sta piacendo davvero molto. ..
EliminaDi Barnes ho letto solo "Il senso di una fine", spero di aver modo di approfondire :)
RispondiEliminaGuarda mi è piaciuto tantissimo Il senso di una fine è antico la necessità di leggere altro di suo
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